Declino della sanità: il parere dei medici europei

Il declino della sanità purtroppo è una realtà nota a tutti e soprattutto agli operatori del sistema sanitario, non solo in Italia ma in tutta Europa, che ormai da tempo hanno lanciato l’allarme sulla preoccupante situazione sanitaria europea e sulle devastanti prospettive a cui si andrà incontro.

Le poche risorse destinate all’assistenza sanitaria sono una realtà alla quale gli stati devono rispondere cercando di contenere la spesa e individuando priorità degli interventi per bloccare il declino sanitario.

La mancanza di investimenti in ambito sanitario può portare a conseguenze gravissime, come la carenza dei servizi e l’inaccessibilità alle cure per quei pazienti economicamente e socialmente più svantaggiati.

A tal proposito è stata promossa una interessante indagine in quattro Paesi europei (Gran Bretagna, Italia, Norvegia e Svizzera) e pubblicata su BMC Health Services Research che ha carpito la percezione dei medici circa la disponibilità delle risorse e l’efficienze dei sistemi sanitari in cui operano.

Sono stati coinvolti 1600 medici di medicina generale tramite un questionario da compilare e il coinvolgimento dei medici stessi risulta molto interessante in quanto sono i primi che convivono nel quotidiano con questi problemi e possono dare importanti contributi per valutare le strategie di contenimento sull’efficienza dei sistemi sanitari.

I quattro Paesi oggetto di analisi hanno dei sistemi sanitari molto diversi e con un’altrettanta spesa pro-capite differente, si passa dai 3322 dollari della Svizzera ai 1989 dollari della Gran Bretagna.

E’ curioso notare però come in tutti e quattro i Paesi la maggior parte degli intervistati lamenti carenze nel servizio sanitario e ritenga che le risorse impiegate siano insufficienti, soprattuto per quanto riguarda l’assistenza infermieristica domiciliare, l’assistenza per le malattie mentali, le visite specialistiche, gli interventi e la riabilitazione a seguito di un incidente.

Tutti e quattro i Paesi offrono un sistema sanitario a copertura universale tuttavia questo non garantisce né la sovvenzione di tutti i tipi di terapie, né la copertura completa delle terapie sovvenzionate. Molti interventi sono coperti solo in parte e richiedono un contributi spese da parte del cittadino che varia in media dai 200 dollari della Gran Bretagna ai 1085 dollari della Svizzera (440 dollari in Italia). Purtroppo il 45,6% dei medici riporta esempi di pazienti che non hanno potuto accedere alle cure perché non in grado di sostenere i costi.

La mancanza di mezzi per sostenere le cure può avere degli effetti preoccupanti e la più grave è l’invalidità permanente (riportata dal 7,2% dei medici) e la morte (16,5%).

Altro dato preoccupante è che secondo il 50,5% degli intervistati l’accesso ai servizi sanitari non è uguale per tutti e il 78% individua almeno una categoria di pazienti che, per motivi economici, rischia di dover rinunciare ad una assistenza medica adeguata. Le categorie a rischio di discriminazione variano da un Paese all’altro ma sono sopratutto i malati mentali, gli immigrati, gli anziani e i malati cronici.

Risulta evidente quindi come la scarsità di risorse mediche produca una discriminazione tra i cittadini, si osserva infatti uno stretto legame tra carenze sanitarie, politiche di contenimenti e non-equità di accesso alle risorse.

Per combattere la discriminazione conseguente alla posizione sociale secondo gli intervistati vanno adottate politiche di contenimento adeguate e tra queste le modalità ritenute più efficienti  sono l’organizzazione delle visite in base alla gravità della patologia, la disposizione degli interventi in base all’urgenza e le liste d’attesa per le operazioni non indispensabili, mentre altre organizzazioni come la priorità amministrativa di alcuni gruppi di pazienti o i tagli ai posti letto sono ritenute inammissibili.

Per quanto riguarda l’Italia, tra i quattro paesi analizzati risulta essere quello con la maggior concentrazione di medici (4,1 medici ogni 1000 abitanti, contro i 2,2 dell’Inghilterra) e con la minor concentrazione di infermieri ( 5,4 ogni 1000 abitanti, contro i 10,7 della Svizzera). La percentuale di medici presenti nelle aree urbane italiane è maggiore rispetto agli altri Paesi oggetto di studio ed è pari al 49% del totale.

Per quanto riguarda le spese destinate al sistema sanitario, l’Italia è all’ultimo posto per i finanziamenti pro-capite, e si trova anche al penultimo posto per le richieste di contributi spese da parte del cittadino.

I servizi offerti dal sistema italiano si differenziano maggiormente da quelli degli altri Paesi soprattutto per quanto riguarda l’assistenza infermieristica a casa, decisamente inferiore a Svizzera, Gran Bretagna e Norvegia e dovuta all’esiguo numero di infermieri presenti sul territorio.

Per quanto riguarda i tempi di attesa per un appuntamento l’Italia è il secondo paese per velocità ed efficienza: mediamente i pazienti vengono visitati entro una settimana, contro le 4 settimane dell’Inghilterra e le 24 ore della Svizzera.

In Italia la percezione della scarsità del sistema sanitario è seconda alla Gran Bretagna e sempre in Italia il 50,4% dei medici riporta esempi di pazienti che non hanno potuto accedere alle cure per ragioni economiche.

Anche i danni procurati dalla mancanze di risorse sono percepiti come molto gravosi sul sistema sanitario, il 64,2% dei medici italiani ritiene che la limitatezza dei mezzi abbia ripercussioni sull’efficienza delle cure. In Italia particolarmente carente è l’assistenza dopo incidenti, l’assistenza infermieristica a casa e i servizi alla salute mentale.

In Italia però rispetto agli inglesi, norvegesi e svizzeri si percepisce meno la discriminazione di certe categorie di malati all’accesso alle cure. Anche qui però si evidenzia come le categorie più a rischio siano quelle dei malati mentali e dei malati cronici e non, come avviene in Svizzera, quelle degli immigrati o dei pazienti che non sono in grado di pagare le cure.

I medici italiani come i loro colleghi europei sono favorevoli al contenimento dei costi secondo i criteri di cui sopra e si mostrano anche favorevoli a partecipare alla gestione del sistema sanitario, di cui potrebbero rendere più efficienti i servizi, limitando gli sprechi ed investendo le risorse dove scarseggiano di più.

Da questo studio emerge come il coinvolgimento dei medici nell’amministrazione dei servizi sarebbe di grande aiuto per rendere più efficienti i mezzi destinati al servizio sanitario. Nei sistemi analizzati la domanda di risorse eccede l’offerta. Per limitare i danni di questa situazione è indispensabile che le poche risorse disponibili siano fatte fruttare al meglio, migliorando l’efficienza dei servizi per dare ai cittadini un’assistenza sanitaria equa ed efficace.

 

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Dott.ssa Veronica Lupi