Secondo Agenas , che ha fotografato la “mobilità oncologica” tra le regioni italiane, ogni anno circa 25 mila persone lasciano il loro luogo di origine per affrontare altrove patologie tumorali e in modo particolare interventi chirurgici ad esse collegate.
In cima alle preferenze c’è la Lombardia che ogni anno riceve circa il 17,63% dei pazienti oncologici ricoverati e provenienti da altre regioni, segue poi il Veneto con il 16,35%, il Lazio con il 15,85%, la Toscana con il 12,44% e da ultime il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna con oltre l’11%.
Vengono analizzate anche le percentuali dei pazienti che decidono di farsi curare lontano dalla propria residenza. Tra le prime regioni toccate da questo fenomeno troviamo il Molise e la Calabria con circa il 50% dei pazienti che si postano per trovare cure altrove, segue poi la Basilicata con il 42,9% di pazienti.
Anche la Valle D’Aosta, con il 39,84% e la provincia di Trento con il 28,27% dei pazienti “in fuga” sono toccate dal fenomeno. Tra le ultime troviamo l’Abruzzo con il 23,62% di persone che cercano cure fuori regione, segue poi la Liguria con il 19,22%, l’Umbria con il 18,40% e la Campania con il 18,33%.
Di contro tra le regioni italiane che attraggono di meno i pazienti oncologici per le cure troviamo la Calabria con solo l’1,62% di pazienti che proviene da fuori regione e la Campania con il 2,75%.
Un discorso a parte va fatto per la Sardegna e la Sicilia che hanno una percentuale di attrattiva poco superiore all’1%, anche se in questo caso il fattore “isola” e la difficoltà a raggiungerle potrebbero giocare un ruolo importante, e un indice di migrazione compreso tra il 13% e il 15% per entrambe.
Tra le regioni del nord non abbiamo ancora citato il Piemonte che ha un indice di attrattiva basso, intorno al 6,6% e solo l’8,78% dei malati oncologici che vanno a farsi curare fuori regione.
di Veronica Lupi